Confetra compie 75 anni, come la Repubblica. Non capita tutti i giorni di trovare riuniti in un sol colpo sei ex ministri dei Trasporti, della Navigazione e delle Infrastrutture di governi di diverso colore politico, ministri che hanno fatto la storia – e la cronaca – degli ultimi 25 anni alla guida di un ministero strategico per la vita dei cittadini e delle imprese. Che ha più volte cambiato nome, struttura e composizione, l’ultima pochi mesi fa, diventando Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, a segnare l’epoca della transizione ecologica.
Claudio Burlando, Tiziano Treu, Pierluigi Bersani, Maurizio Lupi, Graziano Delrio e Paola De Micheli sono stati invitati a ritrovarsi virtualmente – come ci ha abituato la pandemia – attorno allo stesso tavolo da Confetra, la Confederazione generale italiana del trasporto e della logistica che siede al Cnel forte delle sue 23 federazioni nazionali di categoria, 90mila imprese, 1,5 milioni di addetti – in assoluto il più numeroso contratto di lavoro italiano – in un settore che nel 2020 ha fatturato 80 miliardi di euro, pari al 9% del Pil.
L’occasione erano i festeggiamenti per il 75° compleanno di Confetra con eventi che si susseguiranno per l’intero 2020, tra cui una mostra fotografica e un libro per raccoglierne la storia, strettamente intrecciata alle vicende economiche della Repubblica di cui è stata co-protagonista, come prevede la Costituzione italiana, l’unica che all’articolo 99 riconosce la funzione dei corpi intermedi. Della Repubblica la Confederazione ha gli stessi anni più qualche settimana: la sua nascita data al 13 aprile del 1946, quando fu ufficialmente aperta la sede di Roma, primo presidente l’irpino Bonifacio D’Amore.
Insieme ai ministri a condividere ricordi e auguri c’erano i Past President della Confederazione, Giuseppe Smeriglio, Pietro Vavassori, Ferdinando Albini, Fausto Forti e Nereo Marcucci e l’attuale, Guido Nicolini. L’incontro non è stato solo un Amarcord, l’opportunità di riveder persone con cui si è condiviso un tratto di strada, e non voleva esserlo: l’eccezionalità del tempo presente, che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel discorso ufficiale per le celebrazioni del 2 giugno ha paragonato ai giorni della ricostruzione dopo la guerra, ha indotto inevitabilmente a guardare senza reticenze ai freni e agli ostacoli che da decenni zavorrano l’Italia e alla possibilità di ripartenza offerta dagli oltre 200 miliardi e dalle riforme del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Tutti convinti che “ora o mai più”.
Molto citate sono state le riforme e i Piani nazionali dei Trasporti e della Logistica che hanno segnato l’ultimo quarto di secolo e interessato i diversi comparti, dai porti agli aeroporti, dal trasporto pubblico locale all’autotrasporto e all’Alta Velocità ferroviaria – Burlando, Treu, Bersani – e le varie leggi sulle Infrastrutture e sblocca cantieri – Lupi – fino alle strategie implementate dagli ultimi due ministri, Connettere l’Italia per Delrio e Italia Veloce per De Micheli. Insieme al salvataggio e al rilancio di Ferrovie dello Stato e alle vicende tuttora irrisolte o in itinere come Alitalia e Autostrade, dove la marcia indietro dal 1996 è stata totale, dalla privatizzazione alla ripubblicizzazione tramite Cassa Depositi e Prestiti.
Oltre ai successi pieni, per esempio la concorrenza nell’Alta velocità ferroviaria voluta da Pierluigi Bersani o le Autostrade del Mare ispirate da Carlo Azeglio Ciampi, si sono riconosciuti anche i successi a metà, come la semplificazione delle procedure per spedizionieri e logistici, e i successi mancati, l’innovativa riforma Burlando del trasporto pubblico locale, il Dlgs del 1997 che prevedeva le gare per l’assegnazione dei servizi nelle città e una copertura al 35% con i ricavi da traffico dei costi e che non è stata attuata. O l’incapacità di velocizzare i cantieri delle opere infrastrutturali, nonostante le varie Legge Obiettivo, Sblocca-cantieri e Riforma del Codice degli appalti, come ha riconosciuto Maurizio Lupi: “Siamo nelle stesse condizioni del 2014-2015, per un’opera pubblica del valore di 100 milioni di euro si impiegano 15 anni e 7 mesi, di cui l’80% va in autorizzazioni e procedure varie”.
Come un fallimento, secondo Confetra, è stata l’incapacità di affiancare alle riforme strutturali per modernizzare il settore, la costruzione di campioni nazionali dei trasporti e della logistica capaci di competere con i colossi tedeschi, francesi, olandesi e danesi nel cargo aereo e ferroviario, nel marittimo, nei corrieri – unica eccezione il Gruppo Grimaldi di Napoli tra i primi tre big dello shipping mondiale – e far crescere attorno a loro una filiera di piccole e medie imprese. Se la logistica non è che l’ultimo miglio, l’ultimo anello nella supply chain della manifattura, è mancata una Logistica 4.0 da affiancare a Industria 4.0.
Dal passato, dunque, va tratto insegnamento per evitare gli stessi errori in futuro, ovvero nell’implementazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, su cui tutti, ministri e presidenti di Confetra, scommettono per imprimere una svolta vera al Paese e cominciare a colmare quel gap logistico – non solo infrastrutturale – che costa 90 miliardi l’anno. Oltre ai 62 miliardi totali in dote all’attuale titolare del dicastero, Enrico Giovannini, un terzo dell’intero piano, al decreto semplificazioni (che potrebbe ancora essere migliorato), alle nuove assunzioni nella Pa e alla Cabina di regia, si guarda con particolare soddisfazione ai 265 milioni destinati alla logistica e alla sua digitalizzazione.
“La politica deve imparare da chi opera sul campo, dalle imprese, da voi: i problemi si risolvono lavorando insieme alle categorie per costruire soluzioni durature, come il piano integrato per fare dell’Italia un grande piattaforma logistica e turistica nel Mediterraneo”, ha sostenuto Graziano Delrio, richiamando i suoi anni alla guida del Ministero. “Sento questo governo e questo ministro in forte continuità con quel che avevo impostato, con quell’Italia veloce confermata dal PNRR – ha commentato soddisfatta Paola De Micheli -. L’unico rimpianto è non aver potuto far partire il secondo pilastro: l’apertura di un tavolo politico industriale per la logistica, per rendere competitivi i costi dei trasporti e costruire una strategia integrata con la manifattura”.
Ex ministri ed ex presidenti hanno anche ricordato il ruolo fondamentale che il trasporto e la logistica hanno giocato durante la pandemia, garantendo gli approvvigionamenti sia del materiale sanitario e di protezione e dei farmaci che dei beni di prima necessità, tanto che le regole e le modalità con cui l’Italia ha gestito e garantito la sicurezza degli addetti è stata presa ad esempio in Europa.
“Nella crisi sanitaria scatenata dal coronavirus abbiamo lavorato insieme a tutte le altre associazioni con spirito di servizio verso il Paese – ha ricordato anche il presidente Guido Nicolini in conclusione dell’evento -, ora vogliamo fare lo stesso per rilanciare il settore, cercando soluzioni condivise con tutti gli attori. Tappa fondamentale di questo percorso è stata la convocazione agli Stati generali di Villa Pamphili, dove abbiamo presentato al presidente del Consiglio Giuseppe Conte il nostro pacchetto di proposte, semplificazioni e incentivi per una Logistica 4.0 che favorisca la crescita dimensionale delle imprese, la loro patrimonializzazione, l’innovazione e la digitalizzazione. Proposte in gran parte recepite dal Pnrr”.